I disastri del trasporto pubblico
locale
Il Trasporto Pubblico Locale ha
subito negli ultimi anni drastici cali di investimenti pubblici e processi di
privatizzazione che cancellano le aspettative dei lavoratori e peggiorano il
servizio offerto all’utenza.
Per i lavoratori, a causa di
manovre funzionali al massimo ribasso del costo del lavoro, come la vendita di
aziende ai privati, i fallimenti pilotati, i cambi di appalto, la disdetta
degli accordi integrativi, si è consu-mata in questi anni una vergognosa
mattanza di diritti.
Parallelamente sono
diminuite tutele e garanzie, infatti le
clausole sociali che garantiscono la riassunzione di tutti i lavoratori e il
mantenimento dei diritti contrattuali, nel caso che una diversa azienda si aggiudichi
la gara, non sono sempre assicurate.
investimenti sulla sicurezza e sull’efficienza
dei mezzi vengono subordinati agli obbiettivi di profitto, causando disagi e
aumento dei rischi per lavoratori e d utenti.
Inoltre in caso di cambio di
appalto lavoratori rischiano di essere considerati nuovi assunti, rientrando
nella disciplina del contratto a "Tutele crescenti” (ossia zero per i
primi anni) approvato con il Jobs Act del governo Renzi.
Le prossime scadenze contrattuali
e di appalto, rischiano di peggiorare ulteriormente la situazione, come
dimostra il nuovo contratto Busitalia, concordato dai sindacati di regime con
il monopolista FS, che de-termina per migliaia di lavoratori un drastico
aumento dei massimali orari, della flessibilità e dello sfrut-tamento; segnando
un modello al ribasso per i prossimi rinnovi contrattuali e i nuovi bandi di
gara, sia per il TPL su gomma che per il Trasporto Ferroviario Regionale.
La deriva privatista del
Trasporto Pubblico Locale insegue il profitto tramite il taglio indiscriminato
dei costi di gestione, senza apportare nessuno dei benefici promessi agli
utenti, che invece vedono peggiorare e diminuire drasticamente i servizi, a
fronte di considerevoli aumenti delle tariffe.
Uno dei principali assi di
intervento del Governo Renzi sono le privatizzazioni di tutti i servizi
pubblici che ancora rimangono nelle mani dello stato o degli enti locali.
Il famigerato Piano Cottarelli
prevede che il 90% del residuo patrimonio pubblico venga ceduto totalmen-te o
in quote a soggetti privati. Molto di quel patrimonio corrisponde ai servizi
locali di trasporto, raccolta rifiuti, manutenzione, istruzione, sanità etc…
UN progetto di privatizzazione
CHE arriva dagli enti locali che continuano a tagliare sui servizi, aumentano
le tariffe e continuano a nominare manager corrotti e incapaci creando
situazioni di disagio economico e nel servizio per giustificare le
privatizzazioni.
Eppure basterebbe osservare con
un minimo di attenzione il risultato delle privatizzazioni (vere o mascherate
come nel caso di ferrovie e poste) degli ultimi anni per capire che questa
politica ha portato sempre ad una diminuzione delle tutele di chi lavora,
disservizi ed aumenti delle tariffe. Si arriva al paradosso che gli enti
pubblici continuano a sovvenzionare aziende i cui utili sono a vantaggio di
privati per salvarle o per cercare di diminuire alcune tariffe.
Da qualsiasi parte la si veda, la
privatizzazione è un affare solo per i padroni e per le banche, una iattura per
cittadini e lavoratori e non comporta nessun beneficio economico di lunga
durata per lo Stato o per gli enti locali.
L’unica reale necessità di
privatizzare è legata alle direttive dell’Unione Europea che periodicamente
e-mana diktat in cui impone queste politiche ai paesi cosiddetti “meno
virtuosi”.
Il referendum del 2011, finito
velocemente nel cassetto dei ricordi, avrebbe dovuto porre un freno ai
pro-getti di privatizzazione ma, passata la felice stagione referendaria, non è
stato ripubblicizzato nulla e si prospetta una nuova ondata di svendite del patrimonio
comune dei cittadini.
Noi pensiamo che questi progetti
vadano totalmente abbandonati ma, contemporaneamente, diciamo no alle società
partecipate gestite come enti privati da manager strapagati ed inefficienti.
Oggi le condizioni di lavoro in questi settori peggiorano per tutti, non solo
per i dipendenti diretti ma anche per i precari e per gli addetti delle
cooperative esterne a cui sono stati appaltati molti servizi. Pensiamo che le
aziende pubbliche debbano essere controllate da chi ci lavora. I dirigenti
devono essere eletti non dalla politica ma dai lavoratori che li devono poter
revocare in ogni momento.
Per un trasporto gratuito per chi
lavora,cerca un lavoro, studia,soffre la crisi…
Contemporaneamente pensiamo che
il problema debba essere affrontato dall’intera popolazione che si deve fare
carico di un servizio indispensabile per tutti. In questi anni abbiamo visto il
lievitare delle tariffe dai trasporti ai rifiuti. Questi soldi vengono
strappati ai cittadini colpiti dalla crisi e vengono spesso utiliz-zati in
sprechi o in malversazioni. Le stesse leggi dello Stato sono state costruite
apposta per scaricare i costi della crisi sulle fasce più deboli: ad esempio la
legge sui trasporti prevede che una alta percentuale del costo sia a carico degli
utenti. Chiunque usi giornalmente tram, metropolitane o autobus può notare come
siano frequentati per lo più da lavoratori a basso reddito, studenti e
pensionati. Mentre le fasce più abbienti intasano i centri urbani con le loro
macchine sempre più ingombranti, i proletari sono costretti a pagare biglietti
costosissimi in mezzi spesso fatiscenti e sempre più rari.
Per questo pensiamo che occorra
totalmente ribaltare le le politiche sul trasporto pubblico imponendo un punto
di vista totalmente diverso. Si parla continuamente (a volte anche a
sproposito) di beni comuni: ac-cettando questa definizione ci chiediamo perché
un bene fondamentale per le città come il trasporto debba essere pagato solo da
chi lo usa. I trasporti devono essere pagati da tutti in base al reddito.
Spulciando i bilanci si nota come la sostituzione della quota dei biglietti a
bilancio con una tassa progressiva sui redditi medio alti, consentirebbe di
avere bilanci in ordine e servizi gratuiti per i lavoratori, gli studenti e i
pen-sionati a reddito medio e basso.
Inoltre, come già accade ad
esempio in Francia, si dovrebbero obbligare le imprese e i centri commerciali
che non sopravviverebbero senza trasporto pubblico a finanziare le aziende
pubbliche.
I costi delle tariffe sono una
sottrazione di salario individuale. Spesso siamo costretti a lunghi viaggi
co-stosi e sempre più difficili. Le nostre città sono sempre più caotiche e
invivibili. Un servizio di trasporto pubblico efficiente e poco costoso è un
guadagno per tutta la comunità.
La riforma del trasporto pubblico
toscano è da considerasi un atto indirizzato solo al profitto per il gestore
privato a discapito del servizio pubblico e dei lavoratori le risorse al Tpl
continuano ad essere insufficienti, si prevede un futuro sempre più nero e chi ci rimetterà
saranno lavoratori e cittadini . Uno dei principali assi di intervento del
Governo Renzi sono le privatizzazioni di tutti i servizi pubblici che ancora
rimangono nelle mani dello stato o degli enti locali. Il referendum del 2011, finito
velocemente nel cassetto dei ricordi, avrebbe dovuto porre un freno ai progetti
di priva-tizzazione ma, passata la felice stagione referendaria, non è stato
ripubblicizzato nulla e si prospetta una nuova ondata di svendite del
patrimonio comune dei cittadini.
Noi oggi si siamo dati l’obiettivo di costruire l’unità e la
solidarietà tra i lavoratori necessarie a far fronte al duro attacco che ci
verrà portato e per costruire dal basso una vertenza conflittuale degli autoferrotranvieri
a livello NAZIONALE organizzeremo assemblee dei lavoratori nelle aziende dei
trasporti . Cominciamo da subito a prendere consapevolezza della situazione
preoccupante e ad or-ganizzarci in tutte le aziende italiane per far rispettare diritti, salari e posti di
lavoro.
autoferrotranvieriuniti@gmail.com
https://www.facebook.com/groups/1644985162392147/
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